La Più antica preghiera rivolta alla Vergine Maria
Sub tuum praesidium confugimus,
sancta Dei Genitrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
sancta Dei Genitrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio;
non disprezzare le suppliche di noi
che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Tra le invocazioni rivolte a Maria attraverso i secoli dal saluto angelico dell’Ave Maria, alla Salve Regina, al Ricordatevi... di San Bernardo, alla Vergine Madre di Dante, ai versi del Petrarca, Manzoni, Carducci, ecc., merita una particolare attenzione quella che è ritenuta la più antica preghiera alla Vergine che inizia invocando la sua protezione.
Questa preghiera che in recente passato si recitava in latino al termine del Rosario è così formulata: «Sub tuum praesidium confugimus». E nella traduzione italiana: «Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».
La scoperta dell’antichità di questa preghiera è merito della moderna papirologia. Infatti il testo originario nella sua forma primitiva, forma greca, è stato riscontrato in un papiro rinvenuto in Egitto (probabilmente nel basso Egitto) e acquistato nel 1917 da John Rylands Library di Manchester (Inghilterra). Il prezioso documento è stato poi pubblicato nel 1938 a Manchester da C. H. Roberts. Si tratta di un minuscolo foglio isolato di 14 x 9,4 cm scritto da una parte sola, tutto si riduce a dieci righe di testo.
I competenti in materia lo fanno risalire a prima del IV secolo d.C. Tale papiro rimane come uno dei più insigni dell’antichità cristiana e costituisce il più ambìto tesoro per la collezione Rylands assieme al papiro contenente il più antico frammento del Vangelo di San Giovanni (cap. 18, vv. 31-33 e 37-38).
Le preghiere della Madre di Dio, per il contenuto si ispirano a testi scritturali, infatti l’inizio: «Sub tuum praesidium» richiama l’immagine dell’ombra delle ali cara ai Semiti e agli Egiziani, come simbolo espressivo della protezione celeste.
A Maria, come Madre di Dio, viene attribuita una sicurezza di patrocinio che è propria della Divinità. A Lei, potente Regina, si ricorre fidenti nella misericordiosa clemenza e costante protezione.
Dal luogo originale, l’Egitto, che ospitò la Sacra Famiglia, il «Sub tuum praesidium» coi secoli si è diffuso in tutto il mondo cattolico.
Attualmente, oltre che alla conclusione delle litanie lauretane, questa preghiera è inserita tra le invocazioni con cui, a Compieta, si conclude la liturgia delle Ore che i Sacerdoti, religiosi e laici impegnati recitano ogni giorno.
Don Bosco, grande devoto di Maria, la recitava abitualmente e la raccomandò ai suoi salesiani assieme all’invocazione «Maria, Aiuto dei Cristiani».
Da questa preghiera balza evidente che fin dai primi tempi Maria è stata invocata come invincibile presidio, aiuto rifugio e salvezza della cristianità.
Così fu in passato ed oggi l’umanità che ha iniziato il terzo millennio guarda ancora a Lei per ottenere la sua materna protezione contro tutti i mali che insidiano la nostra società e che il Papa deplora invocando l’aiuto salvifico di Maria, madre della Chiesa e dell’umanità.
| Agostino Magarotto Da: Rivista Maria Ausiliatrice 2001, n. 8 |
Sub Tuum Praesidium
Lo sapevate che la più antica preghiera rivolta alla Vergine Maria, è contenuta in un papiro?
Grazie alla moderna papirologia infatti, non solo è stato possibile rintracciare in Egitto la forma originaria di questa preghiera (sarebbe a dire, quella formulata in greco), ma si è apprezzato questo documento per la sua antichità, in quanto secondo gli esperti è databile intorno al IV sec. d.C.
Oggi questo prezioso esemplare fa parte della collezione Rylands, che vanta inoltre il più antico frammento del Vangelo di San Giovanni (cap. 18, vv. 31-33 e 37-38).
Questo mese dunque, abbiamo scelto di rivolgerci alla Vergine Maria con la preghiera più antica, che attualmente non solo si recita alla fine delle litanie lauretane, ma è anche inserita tra le invocazioni con cui a Compieta si termina la «Liturgia delle ore».
È un testo semplice e breve, ma molto efficace grazie alle parole utilizzate, tanto che basta soffermarsi al titolo di questa antifona mariana, «Sub tuum praesidium», per scoprirne l'essenza più profonda.
«Praesidium» infatti è termine di origine militare, che vuol dire proprio «luogo difeso da presidio militare». La Vergine Maria dunque è il presidio dei cristiani, è la madre a cui ci si rivolge, perché si è sicuri che si verrà sempre ascoltati e sostenuti, soprattutto nei momenti più difficili. In questa antifona infatti è molto evidente la natura umana e divina di Maria, che come madre incrocia lo sguardo bisognoso dei suoi fedeli, e come Vergine intercede per loro presso suo figlio Gesù.
E mai invocazione fu più giusta, perché se è vero che nella vita di tutti i giorni conduciamo la nostra piccola battaglia in ogni luogo o «status» noi siamo, non potremo allora trovare un'alleata più fedele e misericordiosa della Vergine Maria.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2673
«Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio unigenito, nella sua Umanità glorificata. Per essa ed in essa la nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù».
Dalla Parola di Dio
«Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui» (Atti 1,14).
Il culto di Maria
di Roberto Lanzilli
La sua umiltà, l'avere accettato senza riserve la volontà del Padre celeste per la maggior sua gloria, spiega il suo ruolo decisivo.
Può sembrar strano, soprattutto in questi tempi caratterizzati da una marcata secolarizzazione, in cui solo chi appare di più è degno di essere considerato, soffermarsi sulla figura di Maria e riconoscerle un ruolo decisivo non solo nella vita della Chiesa, ma nella stessa storia della salvezza dell'umanità (Gn 3,16; Ap 12,1-6).
Maria, infatti, non appare molte volte nel Vangelo, ma solo in alcuni momenti significativi. Ed anche in quelle circostanze, la sua è una presenza discreta, riservata, così che san Gerolamo la definisce Madre nascosta e segreta. Nascosta da Dio, persino agli stessi angeli. La sua umiltà, l'avere accettato senza riserve la volontà del Padre celeste per la maggior sua gloria, spiega il ruolo decisivo che Le è riconosciuto nella dottrina cattolica. Perché scrivere queste brevi righe? Per testimoniare la credibilità del Cattolicesimo attraverso la figura di Maria. In altri termini, mostrare che ciò che continuiamo a fare nel tempo e a credere ancora oggi riguardo a Maria era ciò che i primi cristiani hanno sempre fatto e creduto.
Innanzi tutto, va ricordato il costante insegnamento della dottrina cattolica sulla Madonna attraverso la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la Liturgia ed il Magistero della Chiesa (Lumen Gentium), il culto ad Ella riservato e le verità dogmatiche che La riguardano. Tra le quali spicca il dogma dell'Immacolata Concezione, proclamato nel 1854 da Papa Pio IX, confermato a Lourdes, quattro anni dopo, dalla Vergine Maria a Bernadette.
Maria, la «Piena di Grazia», è il solo essere umano, una donna ciò dovrà pur far riflettere sulla presunta scarsa stima della donna da parte della Chiesa ad essere stata concepita senza il peccato originale. A Lei si deve un culto speciale: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48).
Anche la archeologia conferma il ruolo particolare di Maria sin dai primi tempi della vita della Chiesa. Un epitaffio nelle catacombe di Priscilla, a Roma, databile, secondo la studiosa Margherita Guarducci, alla fine del II secolo, richiama il culto prestato alla Vergine dai primi cristiani. Culto antichissimo, suffragato dalla più antica preghiera mariana. «Sub tuum praesidium», trovata in un papiro egiziano, copto, che secondo molti studiosi risale al III secolo. Inoltre, il Concilio di Efeso dell'anno 431, che proclamò Maria come Madre di Dio, celebrato in un edificio dedicato alla Madonna, prova che a quell'epoca esistevano chiese dedicate alla Vergine.
Infine, nel famoso «muro G» in Vaticano, dove sono state rinvenute nel 1953 le ossa identificate dalla Guarducci, come quelle di Pietro vi è un graffito, del IV secolo, in cui il nome di Maria appare per intero. È quanto basta per confermarci nella verità cattolica riguardo il culto alla Madonna.
In maniera quanto mai significativa, la più antica preghiera a Maria («Sub tuum praesidium...», «Sotto la tua protezione...») contiene l'invocazione: «Theotokos, Madre di Dio». Questo titolo non proviene anzitutto da una riflessione dei teologi, ma da un'intuizione di fede del popolo cristiano. Coloro che riconoscono Gesù come Dio si rivolgono a Maria come Madre di Dio e sperano di ottenere il suo potente soccorso nelle prove della vita.
Sotto la tua protezione
di Laura Cioni
Questa antica antifona indicata dalla liturgia come conclusione della preghiera della sera si addice certo alla richiesta di protezione di chi cerca il riposo dopo il lavoro della giornata, ma può invitare anche ad altre riflessioni.
Se, infatti, la parola «protezione» può immediatamente evocare, riferita a Maria, la dolcezza materna di uno sguardo e il riparo offerto dal suo manto, come appare spesso nell’iconografia della Vergine, non si può dimenticare che praesidium è termine di origine militare, luogo dunque di difesa e di forza.
Ogni persona combatte la sua lotta, giorno dopo giorno. La Chiesa lo sa e per questo suggerisce parole che esprimono in modo semplice pensieri, sentimenti, preoccupazioni che talvolta non si sanno esplicitare e che tuttavia si sentono pienamente compresi e unificati in questa o quella preghiera. Nel caso di una formula antica, come questa, si è facilitati a percepire l’unità con tutti gli uomini che lungo i secoli e in tutto il mondo hanno vissuto la loro battaglia e hanno cercato il sostegno della Vergine potente. È come entrare in una chiesa antica e avvertire che è riempita dalla preghiera dei tanti e tanti ai quali dobbiamo la vita e la fede.
Forse sono i ripetuti plurali («confugimus», «nostras deprecationes», «libera nos semper») a rendere così affettiva questa preghiera. La coralità, comune all’invocazione con cui si conclude la preghiera più popolare e più amata, «prega per noi peccatori», è una forma potentemente espressiva della comunione, in cui l’io è se stesso e nello stesso tempo con tutti. Nulla forse rende più uniti dell’invocare personalmente l’aiuto nella prova che è ogni circostanza della vita quanto il fatto che le parole stesse implicano le prove e le circostanze di tutti.
La comunione dei santi, come abbiamo più volte letto in questi mesi nei versi danteschi dell’Inno alla Vergine, nasce dal «caldo» dell’amore di Dio e Maria ne è il centro. Il suo sguardo, che si posa su noi dall’alto, ma senza disprezzo delle nostre difficoltà («ne despicias») incontra il nostro che si rivolge a lei e ci rende, per quanto è possibile su questa terra, partecipi di quel calore divino da cui tutti prendiamo vita.
| Laura Cioni Da: Infinito: «Ottobre il mese della Madonna – Sotto la tua protezione», 13 ottobre 2002 |

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